Nel 2001 avevo da poco finito la scuola di documentario Zelig di Bolzano, e il mio riferimento era il documentario in presa diretta, la documentazione come forma politica di racconto e testimonianza.
Erano da poco arrivate sul mercato le prime videocamere professionali MiniDv, che avevano i microfoni direzionali professionali e che permettevano una qualità e una flessibilità nelle riprese mai viste prima. Un grosso vantaggio in confronto alle pesanti Betacam, che ancora tenevano in ostaggio gli operatori TV. Un nastro MiniDV, da 60 minuti, costava 30mila Lire, quelli che oggi sono 15€. Realizzare documentazione in maniera indipendente, leggera ed economica era diventato possibile. Genova rappresentava un'occasione unica per raccontare un momento sociale e politico che sembrava inarrestabile e dirompente. Avevo scritto e preparato un progetto documentario, che nelle mie intenzioni avrebbe dovuto seguire il gruppo della rete di Lilliput di Trento, incontrato più volte nei mesi precedenti. Mi ero organizzato in completa autonomia. Partivo da solo, con un piano abbastanza preciso di dove e cosa avrei voluto documentare nelle tante iniziative che riempivano le giornate del contro-vertice. L' Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico -AAMOD- con cui ero entrato in contatto da qualche mese, si era detto interessato al mio progetto, e si era detto disposto a sostenerlo. Ma avevano già due filmmakers/operatori che avrebbero seguito la documentazione per loro, e non avevano altre risorse economiche da investire. Mi misero però in contatto con Giulio, sindacalista di Genova che allora era parte del gruppo dei garanti dell'AAMOD, che mi ospitò generosamente per tutte le giornate del contro-vertice, e da cui nacque una bella amicizia. A Genova ero arrivato in treno, la sera del 18 luglio, in tempo per filmare la grande festa che inaugurava le tre giornate del contro-vertice. Il primo giorno avevo seguito la preparazione al media center del Social Forum e le prove dei gruppi che organizzavano le azioni non violente del giorno dopo. Ci sarebbero state le piazze tematiche organizzate intorno alla famigerata ‘zona rossa’. La zona rossa era l’area chiusa da alte barriere di metallo che servivano a blindare il centro storico dove si svolgeva il vertice del G8. Nelle piazze intorno alla zona rossa si sarebbero quindi svolte forme di protesta pacifica per sensibilizzare sui temi che venivano discussi all’incontro internazionale: il lavoro, la sanità, l’ambiente, l’alimentazione, l’educazione, l’economia, la libera circolazione delle persone. La giornata si era conclusa con la prima grande manifestazione, dedicata ai migranti. Sin dall’inizio avevo deciso di tenere le riprese lunghe, seguendo con sequenze gli avvenimenti che documentavo. Non volevo filmare materiale ‘di copertura’, volevo che il materiale raccontasse quello che accadeva in maniera diretta, fluida. Seguivo i dibattiti spontanei e la preparazione cercando di non interrompere mai il flusso di quello che avveniva davanti a me. E questo era possibile anche grazie alla camera, la cara vecchia Sony PD150, che avevo comprato – a rate – solo una settimana prima alla cifra incredibile di 12 milioni di lire, e che in seguito, durante le giornate di Genova, mi avrebbe dato lo stimolo a correre veloce per evitare di vederla distrutta, non avendola potuta assicurare per mancanza di fondi. Il 20 luglio, dal mattino, ero andato in Piazza Manin, a seguire le azioni non violente della rete di Lilliput. Tutto si era svolto senza nessun problema, anche quando si erano creati i cortei spontanei per andare davanti alle barriere della zona rossa. C’era un clima piuttosto tranquillo. Era comparsa anche Franca Rame e Don Gallo, che con l’aiuto di Ermete Realacci avevano convinto i questori a far sfilare i manifestanti, simbolicamente e ordinatamente in fila, davanti alle barriere. Nel giro di poche ore questa situazione di apparente tranquillità cambiò drasticamente. Quella che era tutto sommato una festa molto colorata diventò una fuga disorganizzata davanti ai primi lacrimogeni e alle prime cariche della polizia, terminate con quella più brutale di Piazza Manin. Da qui in avanti l’eco di ciò che succedeva in tutti gli altri cortei organizzati – e concordati con la questura- trasformava Genova in quello che poi è stato sempre raccontato per questi 23 anni. La violenza, la distruzione, il fallimento della gestione dell’ordine pubblico. La soppressione. I manifestanti e le tante organizzazioni che erano venute a Genova per proporre un'altro mondo possibile, erano diventati ostaggio della violenza. Alimentata e lasciata circolare. E che serviva a giustificare quella che è stata una soppressione feroce, incontrollata e politica. Le tre giornate di Genova chiudevano la settimana del Social Forum, che era iniziata il 14 Luglio e che era stata ricca di incontri con organizzazioni, studiosi e associazioni arrivati da tutto il mondo. Era stato definito il Movimento dei Movimenti, ed era stato in grado di anticipare temi centrali che oggi sono più che mai attuali: l'ambiente, il clima, il diritto alla salute, la migrazione, l'equità economica, la sovranità alimentare, il disarmo, la pace. A Genova ho girato 12 ore di documentazione, che non ho mai montato. Non avevo ancora un sistema di editing e l’AAMOD, dove avrei dovuto montare il film, aveva poi fatto un suo film e non era più interessato al mio progetto. Il mio materiale è rimasto a lungo depositato in originale presso AAMOD, dove lo avevo portato quando ancora contavo di montarlo da loro. Ed è diventato velocemente un archivio, utilizzato in molte produzioni cinematografiche e televisive, oltre che utile per i tanti processi che sono seguiti alle giornate del G8 di Genova. Nel 2021 tutto il materiale è stato ritirato dal deposito dell’AAMOD, per essere gestito in maniera completamente autonoma. Il materiale oggi è parte integrante dell’Archivio Documenta/Film, che ne ha sempre mantenuto l’esclusiva e i diritti. Genova è stato uno degli eventi più documentati grazie alle tante videocamere presenti, alla grande attenzione mediatica che si era creata e al lavoro di tantissimi videomaker e filmmaker indipendenti. Il materiale di questo archivio è nato con l'intento di essere il più possibile una testimonianza, non tanto per essere consumato nelle news, ma più come contributo alla nostra memoria collettiva. Vincenzo Mancuso / Luglio 2024 ::::::::::::::::::::::::::::::: Tutti i materiali integrali sono consultabili online su questo sito, divisi in giornate e avvenimenti. |
Tra le diverse produzioni in cui il materiale è stato utilizzato si segnalano:
Sequenze sul G8 di Silvia Savorelli – 2001 Carlo Giuliani, ragazzo. di Francesca Comencini – 2002 Black Block di Carlo A. Bachschmidt - 2011 Diaz - Don't Clean Up This Blood di Daniele Vicari – 2012 Se Fate i Bravi di Stefano Collizzolli, Daniele Gaglianone. - 2022 |
ARCHIVIO
Historical archive / footage / 16mm + super8 Archivio di materiale 16mm, super8 video footage |
DOCUMENTA/FILM
Is a development company for documentary projects and audiovisual documentation DOCUMENTA/FILM sviluppa e realizza progetti documentari a carattere sociale, storico, di memoria. Realizza documemtazione sociale, raccoglie testimonianze, cura ricerca per pre-produzione. |