Genova G8 2001 //
Sabato 21 Luglio
I fatti accaduti il giorno precedente portarono a diverse richieste di annullamento della manifestazione dell'indomani, che furono tuttavia respinte dai vertici del Genoa Social Forum; questa doveva svolgersi lungo Corso Italia, per concludersi nella zona della Foce, dove si trovavano le forze dell'ordine, parte delle quali alloggiate nell'area della fiera di Genova, ma, analogamente a quanto avvenuto il giorno precedente, anche il sabato si inserirono tra i manifestanti pacifici gruppetti di manifestanti violenti, che si resero protagonisti di scontri, incendi e distruzioni di auto, banche e negozi.
I primi disordini iniziarono la mattina in piazza Raffaele Rossetti e nelle strade limitrofe, quando un gruppo di alcune decine di manifestanti, molti dei quali, secondo le testimonianze dei residenti, vestiti di nero, iniziò a distruggere auto e vetrine e assalendo un chiosco. Sempre secondo le medesime testimonianze anche in questa occasione furono effettuate numerose telefonate al 113, senza che però intervenissero né le vicine forze dell'ordine - che erano poste a presidiare la zona della Fiera - né eventuali volanti della polizia, mentre altri gruppi di manifestanti, tra cui quello della Confédération Paysanne (un sindacato dei lavoratori agricoli francese), una volta giunti in zona cercarono di fermarli senza successo. Il vicequestore aggiunto Pasquale Guaglione, aggregato presso la questura di Genova durante i giorni della manifestazione, confermò durante il suo interrogatorio di aver assistito ad atti di vandalismo e devastazione, oltre al lancio di oggetti contro le forze dell'ordine, da parte di un gruppo di una cinquantina di persone, dalla mattina alle 10:30 per circa 6 ore, ma che solo verso le 15:30/16:00, mentre il corteo stava già transitando, venne ordinata una carica per disperdere i dimostranti violenti. Alcune ore dopo, all'arrivo del corteo che si stava dirigendo verso il quartiere di Marassi dove la manifestazione sarebbe terminata, un gruppo di alcune centinaia di manifestanti - circa 400 persone secondo la valutazione del Ministero dell'Interno - si staccò e iniziò a fronteggiare le forze di polizia schierate davanti a piazzale Kennedy, accatastando bidoni, transenne e altro materiale per formare delle barricate; per quasi un'ora questo gruppo si limitò al blocco della strada, a urlare contro le forze dell'ordine e a qualche lancio di oggetti in risposta del quale le forze dell'ordine effettuarono alcuni lanci di lacrimogeni. Il corteo per tutto questo tempo continuò a fluire e a svoltare verso l'interno, seppure con qualche rallentamento, ma in quel momento si aggiunsero alcuni gruppi di manifestanti vestiti di nero, i quali iniziarono un fitto lancio di oggetti verso la polizia; venne rovesciata un'auto e furono infrante altre vetrine e contemporaneamente vi furono dei tentativi da parte di alcuni dei violenti di reinserirsi all'interno del corteo principale, respinti dai relativi servizi d'ordine. Nel frattempo il corteo deviò il proprio percorso verso via Casaregis, al fine di rimanere a distanza dalle azioni dei violenti e dal fumo dei lacrimogeni. Dopo alcune decine di minuti iniziarono le cariche della polizia con fitto lancio di lacrimogeni, sia verso corso Italia, da cui stava ancora arrivando la coda del corteo, in un punto in cui c'erano poche vie di fuga, sia verso via Casaregis, ma i gruppi di violenti sfruttando il caos generale si allontanarono velocemente e le cariche finirono per colpire, come già accaduto il giorno prima, i partecipanti al corteo pacifico, spezzandolo in due. Il secondo spezzone del corteo pacifico fu costretto di fatto a sciogliersi, mentre le persone che si trovavano nella parte finale del primo spezzone si dispersero, venendo inseguite dalle forze dell'ordine nelle vie del quartiere; molti manifestanti riportarono ferite da trauma e disturbi dovuti all'inalazione dei gas lacrimogeni e diversi abitanti della zona offrirono riparo ai manifestanti negli androni del palazzi, fornendogli dell'acqua con cui cercare di placare l'effetto del gas lacrimogeno. Nel frattempo il corteo deviò il proprio percorso verso via Casaregis, al fine di rimanere a distanza dalle azioni dei violenti e dal fumo dei lacrimogeni. Dopo alcune decine di minuti iniziarono le cariche della polizia con fitto lancio di lacrimogeni, sia verso corso Italia, da cui stava ancora arrivando la coda del corteo, in un punto in cui c'erano poche vie di fuga, sia verso via Casaregis, ma i gruppi di violenti sfruttando il caos generale si allontanarono velocemente e le cariche finirono per colpire, come già accaduto il giorno prima, i partecipanti al corteo pacifico, spezzandolo in due. Il secondo spezzone del corteo pacifico fu costretto di fatto a sciogliersi, mentre le persone che si trovavano nella parte finale del primo spezzone si dispersero, venendo inseguite dalle forze dell'ordine nelle vie del quartiere; molti manifestanti riportarono ferite da trauma e disturbi dovuti all'inalazione dei gas lacrimogeni e diversi abitanti della zona offrirono riparo ai manifestanti negli androni del palazzi, fornendogli dell'acqua con cui cercare di placare l'effetto del gas lacrimogeno. Alcuni manifestanti spostarono diverse auto, successivamente incendiandole, per formare delle barricate in mezzo al lungomare di corso Italia dove stavano avanzando lentamente le forze dell'ordine, effettuando altre cariche contro i manifestanti, a volte provocate dal lancio di oggetti da parte dei violenti che si inserivano tra la polizia e il corteo che si stava ritirando. Immagini e filmati che mostravano l'aggressione da parte delle forze dell'ordine ad appartenenti al corteo pacifico, tra i quali anziani e feriti intenti a scappare, si riferivano alle cariche effettuate in quest'ultima ora di scontri. Gli scontri durarono alcune ore e provocarono centinaia di feriti tra i manifestanti e alcune decine di arresti. Intorno alle 16:00, al termine di una carica in corso Italia, vennero ritrovate dal vicequestore aggiunto Pasquale Guaglione in una siepe di una strada laterale due Molotov, che consegnò al generale Valerio Donnini, il quale non essendo un ufficiale di polizia giudiziaria non era tenuto a verbalizzare il ritrovamento. Queste molotov vennero poi portate alla sera dalle forze dell'ordine nella scuola Diaz ed esibite successivamente come prova della presenza di violenti all'interno dell'edificio. Anche durante questi scontri, come nel giorno precedente, Indymedia e altri gruppi raccolsero filmati e foto amatoriali raffiguranti persone in borghese o con abiti scuri parlare con esponenti delle forze dell'ordine e poi ritornare nell'area dei facinorosi. Gli organizzatori stimarono la presenza al corteo di circa 250 000/300 000 persone, nonostante molti gruppi avessero rinunciato a partecipare dopo i gravi scontri del giorno precedente. tratto da wikipedia - https://it.wikipedia.org/wiki/Fatti_del_G8_di_Genova- |