I fatti del G8 di Genova sono stati una serie di eventi avvenuti nella città italiana di Genova a partire da giovedì 19 luglio sino a domenica 22 luglio 2001, contestualmente allo svolgimento della riunione del G8.
Durante la riunione dei capi di governo degli otto maggiori paesi industrializzati svoltasi nel capoluogo ligure da venerdì 20 luglio a domenica 22 luglio 2001 e nei giorni precedenti, i movimenti no-global e le associazioni pacifiste diedero vita a manifestazioni di dissenso, seguite da gravi tumulti di piazza, con scontri tra forze dell'ordine e manifestanti. Durante uno di questi venne ucciso il manifestante Carlo Giuliani. |
The Genoa Group of Eight Summit protest, from July 18 to July 22, 2001, was a dramatic protest, drawing an estimated 200,000 demonstrators. Dozens were hospitalized following clashes with police and night raids by security forces on two schools housing activists and independent journalists. People taken into custody after the raids have alleged severe abuse at the hands of police.
The G8 meeting was held inside a "Red Zone" in the center of town that had been declared off-limits for non-residents and surrounded by a barricade, leaving protesters no chance to communicate with summit delegates. |
Giovedì 19 luglio
Il 19 luglio si svolse una manifestazione di rivendicazione dei diritti degli extracomunitari e degli immigrati a cui parteciparono molti gruppi stranieri, cittadini genovesi, rappresentanti della Rete Lilliput e anche un piccolo gruppo di anarchici; venne stimata la presenza di circa 50.000 persone e non si registrarono incidenti. Un gruppo di tute nere, presente nel gruppo degli anarchici, giunto all'altezza della questura (davanti alla quale erano schierate le forze dell'ordine), lanciò bottiglie di plastica e alcuni sassi, ma in breve l'azione venne interrotta dagli stessi anarchici che si frapposero tra il gruppo nero e i poliziotti. In attesa dei due grandi cortei organizzati per venerdì e sabato, crebbe l'affluenza di gruppi organizzati e di singole persone, alloggiati nelle aree predisposte site in varie zone della città.
Il 19 luglio si svolse una manifestazione di rivendicazione dei diritti degli extracomunitari e degli immigrati a cui parteciparono molti gruppi stranieri, cittadini genovesi, rappresentanti della Rete Lilliput e anche un piccolo gruppo di anarchici; venne stimata la presenza di circa 50.000 persone e non si registrarono incidenti. Un gruppo di tute nere, presente nel gruppo degli anarchici, giunto all'altezza della questura (davanti alla quale erano schierate le forze dell'ordine), lanciò bottiglie di plastica e alcuni sassi, ma in breve l'azione venne interrotta dagli stessi anarchici che si frapposero tra il gruppo nero e i poliziotti. In attesa dei due grandi cortei organizzati per venerdì e sabato, crebbe l'affluenza di gruppi organizzati e di singole persone, alloggiati nelle aree predisposte site in varie zone della città.
Venerdì 20 luglio / parte 1
Nella giornata di venerdì erano state organizzate diverse manifestazioni autorizzate, da svolgersi in varie zone della città. La documentazione segue un corteo della Rete Lilliput, di Rete Contro G8, Legambiente e Marcia mondiale delle donne, in partenza alle 10:00 da piazza Manin a piazza Goffredo Villa, nel quartiere di Castelletto, con sit-in davanti ai varchi della zona rossa di piazza Corvetto. Alla protesta davanti ai cancelli partecipa Franca Rame e Don Gallo.
Nella giornata di venerdì erano state organizzate diverse manifestazioni autorizzate, da svolgersi in varie zone della città. La documentazione segue un corteo della Rete Lilliput, di Rete Contro G8, Legambiente e Marcia mondiale delle donne, in partenza alle 10:00 da piazza Manin a piazza Goffredo Villa, nel quartiere di Castelletto, con sit-in davanti ai varchi della zona rossa di piazza Corvetto. Alla protesta davanti ai cancelli partecipa Franca Rame e Don Gallo.
Venerdì 20 luglio / parte 2
La manifestazione iniziata al mattino dalla Rete Lilliput in piazza Manin, poco meno di un chilometro a nord della zona rossa, comprendeva anche i gruppi di Legambiente, della Comunità di San Benedetto al Porto di don Andrea Gallo, della Marcia mondiale delle donne e dei Beati i costruttori di pace; oltre ai gruppi presenti vi erano i proprietari di diversi negozi ed importatori aderenti al Commercio equo e solidale che presentarono campioni dei loro prodotti esponendoli su piccole bancarelle. Una parte dei manifestanti, con le mani colorate di bianco come simbolo di pace, scese lungo via Assarotti per arrivare davanti agli accessi della zona rossa in piazza Corvetto, dove avrebbe dovuto essere effettuato un sit-in.
Intorno alle ore 14:00 si diffusero le notizie in merito agli scontri che si stavano svolgendo nei quartieri più vicini al mare ed alcuni gruppi stranieri si unirono ad una parte dei manifestanti, deviando verso la vicina piazza Marsala, dove ci furono dei tentativi di scavalcare le grate di protezione, respinti con l'uso di idranti e lacrimogeni. La reazione indusse i manifestanti a tornare verso via Assarotti. Poco prima delle ore 15.00 il corteo principale risalì verso piazza Manin dove si diffuse la voce sul possibile arrivo di Black bloc provenienti dal quartiere Marassi.
Dopo circa dieci minuti, giunse effettivamente in piazza Manin un gruppo di persone vestite di nero; la ricostruzione fatta durante i processi li identificò come parte del gruppo che era precedentemente giunto in prossimità del carcere. Alcune delle persone appena giunte, con il viso parzialmente o totalmente coperto, inseguite a distanza dalle forze dell'ordine, cercarono di unirsi al gruppo dei manifestanti che scendeva lungo via Assarotti, venendo tuttavia respinti dagli stessi, che crearono un cordone di sicurezza al fine di non mischiare i due gruppi.
Le forze dell'ordine, giunte a Marassi senza trovare i Black bloc, si diressero prima lungo via Canevari e poi, dopo aver comunicato alla centrale operativa l'assenza di manifestanti violenti in zona, vennero dirette verso piazza Manin, passando da corso Montegrappa. Giunti in prossimità della piazza, mentre dalla centrale venne richiesto loro più volte di effettuare dei fermi durante questa operazione, iniziarono un lancio di lacrimogeni verso i due gruppi, seguito da una carica: i Black bloc ancora presenti in zona fuggirono e la carica finì per colpire i manifestanti pacifici, provocando decine di feriti, tra i quali anche Elettra Deiana, parlamentare di Rifondazione Comunista e Marina Spaccini, una pediatra triestina, volontaria di Medici con l'Africa Cuamm. Il gruppo dei Black bloc proseguì nel frattempo per corso Armellini e si disperse lungo la circonvallazione, bruciando alcune auto lungo il percorso, per poi sciogliersi senza essere stato bloccato
La manifestazione iniziata al mattino dalla Rete Lilliput in piazza Manin, poco meno di un chilometro a nord della zona rossa, comprendeva anche i gruppi di Legambiente, della Comunità di San Benedetto al Porto di don Andrea Gallo, della Marcia mondiale delle donne e dei Beati i costruttori di pace; oltre ai gruppi presenti vi erano i proprietari di diversi negozi ed importatori aderenti al Commercio equo e solidale che presentarono campioni dei loro prodotti esponendoli su piccole bancarelle. Una parte dei manifestanti, con le mani colorate di bianco come simbolo di pace, scese lungo via Assarotti per arrivare davanti agli accessi della zona rossa in piazza Corvetto, dove avrebbe dovuto essere effettuato un sit-in.
Intorno alle ore 14:00 si diffusero le notizie in merito agli scontri che si stavano svolgendo nei quartieri più vicini al mare ed alcuni gruppi stranieri si unirono ad una parte dei manifestanti, deviando verso la vicina piazza Marsala, dove ci furono dei tentativi di scavalcare le grate di protezione, respinti con l'uso di idranti e lacrimogeni. La reazione indusse i manifestanti a tornare verso via Assarotti. Poco prima delle ore 15.00 il corteo principale risalì verso piazza Manin dove si diffuse la voce sul possibile arrivo di Black bloc provenienti dal quartiere Marassi.
Dopo circa dieci minuti, giunse effettivamente in piazza Manin un gruppo di persone vestite di nero; la ricostruzione fatta durante i processi li identificò come parte del gruppo che era precedentemente giunto in prossimità del carcere. Alcune delle persone appena giunte, con il viso parzialmente o totalmente coperto, inseguite a distanza dalle forze dell'ordine, cercarono di unirsi al gruppo dei manifestanti che scendeva lungo via Assarotti, venendo tuttavia respinti dagli stessi, che crearono un cordone di sicurezza al fine di non mischiare i due gruppi.
Le forze dell'ordine, giunte a Marassi senza trovare i Black bloc, si diressero prima lungo via Canevari e poi, dopo aver comunicato alla centrale operativa l'assenza di manifestanti violenti in zona, vennero dirette verso piazza Manin, passando da corso Montegrappa. Giunti in prossimità della piazza, mentre dalla centrale venne richiesto loro più volte di effettuare dei fermi durante questa operazione, iniziarono un lancio di lacrimogeni verso i due gruppi, seguito da una carica: i Black bloc ancora presenti in zona fuggirono e la carica finì per colpire i manifestanti pacifici, provocando decine di feriti, tra i quali anche Elettra Deiana, parlamentare di Rifondazione Comunista e Marina Spaccini, una pediatra triestina, volontaria di Medici con l'Africa Cuamm. Il gruppo dei Black bloc proseguì nel frattempo per corso Armellini e si disperse lungo la circonvallazione, bruciando alcune auto lungo il percorso, per poi sciogliersi senza essere stato bloccato