TOMMASO GALLINARO (FR-IT)
Pilieri Nella notte del 27 Ottobre 2017 tre detenuti della casa di reclusione « Giuseppe Barraco » riescono ad evadere dalla struttura. Verso le 2 e 40 del mattino, dopo aver legato e imbavagliato il loro compagno di cella per impedirgli di dare l’allarme, iniziano a segare le sbarre della finestra. Alle 3 e 30 quando la guardia di turno esegue l’abituale giro di ronda lungo gli stretti corridoi del penitenziario, i tre hanno già abbandonato la loro cella. Attraverso il varco ritagliato nella finestra riescono infatti uno dopo l’altro a sgattaiolare sul tetto e da lì a raggiungere il muro di cinta adiacente. Mantenendosi in equilibrio sul ciglio dello stesso, calano poi delle lenzuola ben annodate lungo gli otto metri di altezza che li separano dal suolo. I tre fuggiaschi si ritrovano così nel cuore dell’abitato di Favignana. La spiaggia e il piccolo porto sono lì a 100 metri di distanza e approfittando del boio e della quiete di quell’ora fanno perdere immediatamente le loro tracce. Nonostante l’allarme sia scattato in brevissimo tempo, le ricerche, che fin da subito interessano il territorio della piccola isola ma anche il mare che la circonda, non danno alcun esito. I pattugliamenti vengono quindi estesi anche alla terraferma, che si suppone i tre possano aver raggiunto attraverso una piccola imbarcazione e l’appoggio fornito da qualche basista. Dei detenuti evasi non c’è alcuna traccia, né sull’isola né altrove. I giornali scrivono già di una fuga da film. La fortuna non si rivela però essere dalla loro parte. La stagione calda del turismo già terminata, l’autunno è alle porte, il mare in quei giorni si è fatto grosso, tanto da non permettere alle imbarcazione più piccole di percorrere quelle poche miglia che separano l’isola da Trapani. I tre verranno arrestati qualche notte più tardi mentre sono intenti ad avviare il motore di un’imbarcazione nel piccolo porto. L’isola di Favignana prima di diventare meta di turismo è conosciuta per tre attività principali, la pesca, l’estrazione del tufo e la detenzione. Tra le tre attività originarie, l’ultima è l’unica che si è preservata nel tempo. Luogo di prigionia fin dall’epoca dei Borboni, questo fazzoletto di terra in mezzo al mare dalla bellezza che sempre più persone vogliono « ammirare », sembra per sua natura quanto mai più adatto ad esercitare la funzione di reclusione. Separata da tutto il resto dal mare, prima di conoscere la visita dei turisti, la vita di quest’isola era confinata al piccolo villaggio e alle cave che si estendono tutt’intorno. Quest’ultime avendo squarciato la roccia nella profondità con fine taglio geometrico, hanno impresso nel paesaggio una trama labirintica di cunicoli senza uscita lungo tutta l’isola, tali da rievocare il disegno di Dedalo. Questa serie di scatti concepiti secondo un gioco costante di rimandi tra immaginazione e realtà, vogliono mettere in luce questa particolare visione del paesaggio isolano, in cui diversi elementi tendono a materializzarsi come metafore di una natura di « contenimento ». Tommaso Gallinaro è nato a Trento e attualmente vive e lavora a Parigi. Di formazione Sociologo ed Urbanista, di professione operatore sociale. Autodidatta in fotografia. |
Pilieri On the night of October 27th, 2017, three detainees escaped from the maximum security prison “Giuseppe Barraco” in Favignana, a small island to the East of Sicily. At approximately 2:40 a.m., after they bound and gagged their cellmate, they sawed though the bars of their prison cell window. By 3:30 a.m., while the guards were patrolling the hallways of the penitentiary, they were already on the run. They were able to reach the roof and, from there, accessed the surrounding walls. Using bedsheets tied together, they lowered themselves down the walls. The beach and the small harbour were only 100 meters away and, under cover of darkness, they were able to escape. Despite the prison alarms being sounded quickly, initial searches for the escapees were unsuccessful. Police patrols were extended further inland, where the three escapees were believed to have arrived by a small vessel. Local newspapers were already describing the incident as worthy of a prison escapee movie. The three inmates met with misfortune though, as – due to turbulent waters - smaller vessels were not permitted to cross the channel that separated the island from the city of Trapani. They were arrested a few nights after, while attempting to start a small boat in the Favignana harbor. Before becoming a tourist attraction, the island of Favignana was known for fishing, tuff extraction, and prisoner detention. The latter is the only activity that has survived over time. It has been a place of detention since the time of the Bourbons. Favignana is a tiny, yet beautiful patch of land that more and more people want to explore. However, by virtue of natural design, the island is optimally suited for detention purposes. Before the onset of tourism, the life on this tiny island revolved around the town’s daily activities and the caves that pepper it. The latter having created a complex network of underground passages and narrow tunnels that evoke Daedalus’ labyrinth. This series of shots, conceived according to a game of references to imagination and reality, highlights Gallinaro’s vision of the island’s landscape, in which different elements materialize as metaphors of a nature of “containment”. Tommaso Gallinaro was born in Trento, Italy, where he studied Sociology and City Planning. He currently lives in Paris, where he works as a social worker. |
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